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LETTERA DI UN UTENTE:
Portonovo non c'è più, almeno non quella che conoscevo io, forse per il turista sarà anche la stessa cosa, ma per me non lo è.
Scomparsa in una notte, inghiottita, come Hiroshima, 40 anni di ricordi, di emozioni, puff, sommersi. Ciottoli bianchi come il latte, sotterrati dalle ruspe. Il bianco del calcare che sporca gli abiti, i passi instabili su quei sassi tondeggianti e di forma e grandezza variabile, il fastidio per quelle cose che da sotto l'asciugamano ti si conficcavano nella schiena, scomparsi, sostituiti dal marrone del terriccio frammisto al pietrisco portato dai camion. Portonovo ora è¨qualcosa d'altro, la spiaggia irregolare, bianca, bellissima, la nostra Sardegna a due passi da casa, sotterrata da vagonate di pietrisco, di forma e grandezza regolare, di colore non paragonabile al bianco precedente, pressato a formare qualcosa di praticamene identico ad un rilevato stradale, sia per la consistenza che per colore. Rubavo le ore a qualsiasi cosa pur di potermene fuggire in quell'angolo di paradiso; politici e tecnici illuminati, insieme a venditori e fruitori più o meno partecipi, sono riusciti in qualche ora a togliere tutta la poesia a questo posto. Lo dico sinceramente, non pensavo che si potesse arrivare a questo livello di insensibilità ambientale nel vivo del parco, in uno dei posti più belli del parco e della costa adriatica. Era uno dei gioielli di una città piuttosto scialba come Ancona, ora quei chilometri fatti in più per raggiungere quell'angolo di paradiso sembreranno tempo perso, il cemento del Passetto sarà quasi una liberazione, non farà male come la vista di questo scempio. Due anni fa ho incontrato una coppia di stranieri che guardavano Mezzavalle e Portonovo dall'alto. La donna mi fece i complimenti dicendo che il posto era meraviglioso perchè era rimasto tutto come un tempo. Chissà se sarà felice di trovare del terriccio al posto della bella spiaggia di allora? Davanti a tanta animalesca operosità ti rifugi nella speranza di una rivoltadella gente, speri che la gente si coalizzi, sbandierando la propria scheda elettorale, magari aggiungendo qualche bella ingiuria, poi guardi il tizio che se ne va dalla spiaggia con il braccio appoggiato fuori dal suo potente carro armato, simbolo della propria ardente virilità e del proprio successo nella vita, guardi la tizia arzilla dal gluteo favillante, e capisci di non aver speranza. ............E' veramente una gran tristezza.
RISPOSTA DEL COMITATO MEZZAVALLE LIBERA:
Buongiorno Andrea,
abbiamo fatto anche noi le foto dei camion e dei cumuli di breccino sia al fortino che alla chiesetta e alla torre, presto le metteremo sul sito insieme alle tue....
siamo d'accordo con te, è una vera tristezza, e pensare che l'artefice di tutto questo è l'assessore "verde" regionale Carrabs, ripascitore folle ...
Il Comitato Mezzavalle Libera è intervenuto al convegno di Slow Food di venerdì scorso, al Fortino, proprio mentre le ruspe sferragliavano sotto i nostri occhi.
Abbiamo detto che siamo assolutamente contrari a questo scempio e che l'interesse di 4 ristoratori non giustifica lo snaturamento di Portonovo. Abbiamo chiesto a Slow Food come pensa di difendere la naturalità del mosciolo selvaggio che non può convivere con questi interventi così impattanti (e criminali).
Sul Corriere Adriatico il giorno dopo non c'era però traccia del nostro intervento.
Ieri invece riportava la dichiarazione entusiasta di Roscioni, proprietario del Fortino, che diceva che finalmente anche i bambini in passeggino potevano essere portati in spiaggia !!!
Dobbiamo fare una campagna politica seria contro Carrabs, che giustifica questo scempio con la "necessaria" difesa della chiesetta e della Torre, che poi non ci sembra sia stata affatto realizzata ... speriamo che le prossime mareggiate si portino via buona parte del breccino di Cingoli per far riaffiorire gli amati sassi tondi di Portonovo, poi sarà nostro compito impedire che ciò accada di nuovo.
Avremo forse come alleati i pescatori di Portonovo, le cui barche cozzano contro lo strato di sassi del ripascimento spostati dalle mareggiate davanti alla loro cooperativa. Ma loro chiedono a difesa dalle mareggiate le barriere soffolte, che sarebbe un altro modo per alterare l'ambiente naturale di Portonovo.
Non è il mare la causa della mancanza di spiaggia. Lo squilibrio si è creato negli anni, per via della costruzione delle strutture ricettive troppo vicine al bagnasciuga. Solo arretrando gli stabilimenti il mare tornerebbe ad avere il suo ambito naturale, senza trovare ostacoli come accade oggi. Capiamo che il progetto sarebbe costoso ma è l’unico sensato, soprattutto nella consapevolezza che il livello del mare si alzerà entro il 2100 di 50 cm....
I ripascimenti non fanno altro che peggiorare la situazione della baia di Portonovo anche perché la ghiaia di Cingoli non è uguale a quella presente allo stato naturale. I sassi non fanno in tempo ad arrotondarsi che il mare se li è già portati via e la situazione è punto a capo. Agire come ha fatto Carrabs, snaturando un posto bellissimo, senza risolvere il problema alla radice, è uno sfregio alla natura e al paesaggio, oltre che uno sperpero di denaro pubblico.
se sei disponibile vediamoci alla nuotata di Mezzavalle domenica 5 alle 10.00, o anche dopo la nuotata.
ciao
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Nonostante l’UE ed i singoli Stati membri abbiano adottato un’intensa politica ambientale orientata ai principi di sostenibilità e di responsabilità verso le generazioni future, tuttavia, soprattutto per quel che riguarda il nostro Paese, all’appello continuano a mancare le aree marine protette e tra le poche istituite pochissime funzionano realmente.
Oltre alle lungaggini burocratiche ed amministrative, un motivo di tale ritardo è attribuibile alla scarsa “visibilità” dei danni ambientali marini, al fatto che il mare sia visto ancora come una sorta di forza invulnerabile.
In realtà, il nostro Mediterraneo è un bacino in gran parte chiuso sottoposto ad inquinamenti da terra e da mare, da fenomeni di crescente urbanizzazione, da una costante erosione costiera e dalla incipiente estinzione di specie ittiche.
Ogni anno finiscono nel Mediterraneo 600 mila tonnellate di petrolio, che in parte entrano nella catena alimentare.
Si tratta di un mare che rappresenta soltanto il 0,6% della superficie marina mondiale, ma che accumula il 25% del suo inquinamento.
Considerate le ristrette dimensioni e la forte antropizzazione delle coste, occorre che gli interventi di protezione siano inseriti in piani programmatici mirati ad una gestione integrata e razionale della fascia costiera.
Tale pianificazione, renderà necessaria una continua concertazione tra ministeri in ambito nazionale ed assessorati in sede locale.
- Un po’ di legislazione
- La legge 979/82 sulla “Difesa del mare” introduce per la prima volta nell’ordinamento italiano l’istituto dell’area marina protetta, definendo tali quelle zone costituite “ da ambienti marini dati dalle acque, dai fondali e dai tratti di costa prospicienti che presentano un rilevante interesse per le caratteristiche naturali, geomorfologiche, fisiche, biochimiche con particolare riguardo alla flora e alla fauna marine e costiere e per l’importanza scientifica, ecologica,culturale, educativa ed economica che rivestono”.
Il legislatore ha voluto inserire uno strumento giuridico volto alla conservazione e alla gestione di zone caratterizzate da particolare interesse naturalistico.
Il vero oggetto di protezione, pertanto, è l’ambiente in sé, inteso sia intrinsecamente come ambiente naturale, sia da un punto di vista relazionale in riferimento all’uomo.
La novità introdotta riguarda un modello di compatibilità ambientale non più vincolistico e basato su divieti, ma un concetto di compatibilità che si ricollega al principio internazionale di sostenibilità strettamente connesso alla valorizzazione del patrimonio culturale, naturalistico ed enogastronomico autoctono
- Gestione AMP
Per quanto riguarda lo svolgimento delle attività previste ed il raggiungimento delle finalità gestionali di ogni riserva, il Ministero opera attraverso l’Ispettorato Centrale per la Difesa del Mare; la legge prevede, inoltre, che la gestione possa essere concessa ad Enti Pubblici, istituzioni scientifiche ed associazioni riconosciute, attraverso la stipula di una convenzione pluriennale. Infine, presso le Capitanerie di Porto territorialmente competenti (sostituite dall’Ente gestore dell’Area protetta, con la legge 426/98), il Ministro costituisce una Commissione di Riserva che affianca l’Ente Gestore nelle attività istituzionali, definite e programmate nell’ambito del Regolamento di Gestione della Riserva Marina.
- Commissione di riserva
La Commissione è costituita da rappresentanti sia dell’Amministrazione centrale, sia di quelle locali, da rappresentanti delle associazioni ambientali e delle categorie economiche.
Solamente a questo punto l’area protetta, benché esistente ufficialmente dal momento dell’istituzione, può iniziare la propria attività a tutti gli effetti, con il sostegno economico e finanziario dello Stato, previsto dalla legge; è per questo motivo che l’approvazione del Regolamento dovrebbe seguire rapidamente l’atto istitutivo.
- Regolamento
Purtroppo ciò non avviene praticamente mai e, per rimanere in ambito italiano, il Regolamento di alcune delle aree già istituite è stato approvato solo dopo alcuni anni e, in alcuni casi, non esiste una vera gestione a distanza anche di parecchio tempo dall’istituzione, ma solamente una serie di vincoli e di divieti sulla carta.
Le cause di queste difficoltà e di questi ritardi possono essere molteplici e di non facile schematizzazione. Tra di esse bisogna includere, da un lato, la novità del problema per il nostro Paese e, quindi, una ridotta sensibilizzazione pubblica soprattutto a livello locale, nonché una scarsa tradizione ed esperienza a livello progettuale, dall’altro un’eccessiva burocratizzazione delle istituzioni preposte, che contribuisce ad allungare i tempi in maniera anomala, anche per atti semplici e teoricamente di rapida esecuzione.
- Problematiche
Le problematiche emerse nell’accettazione delle A.M.P. sono determinate non soltanto da difficoltà organizzative del Ministero stesso, ma anche dal fatto che la collettività si è trovata d’un tratto a dover accettare una nuova cultura di ambiente, basata su una responsabilità verso le generazioni future, alla luce del fatto che anche le risorse naturali sono esauribili.
Anche i soggetti economici, ad esempio, dovranno puntare su una nuova strategia: non più sulla speculazione del breve periodo, ma sulla qualità ambientale: ricreare un ambiente a misura d’uomo.
Se da un lato la comunità locale dovrà misurarsi con una nuova cultura di sostenibilità, dall’altro le istituzioni (attese le Raccomandazioni del Congresso mondiale di Durban del 2004 sulle aree protette) dovranno “convincere” le comunità coinvolgendole direttamente nei progetti. - La legge quadro 394/91 sui parchi introduce pochi articoli sulle aree marine protette (18, 19, 20) e l’art. 19 elenca le attività che devono essere vietate
A questa dichiarazione segue un elenco specifico di attività e, il 4° co. dell’art. 19, estende alle zone terrestri incluse nelle aree protette marine i divieti stabiliti per i parchi nazionali dal 3° co. dell’art. 11. Si tratta di divieti che riguardano attività e opere che possono compromettere la salvaguardia del paesaggio e degli ambiente naturali, con particolare riguardo alla flora, alla fauna e ai rispettivi habitat.
Nell’art. 19 si legge, tra l’altro, che “Con apposita convenzione da stipularsi da parte del Ministro dell’Ambiente, la gestione dell’area protetta marina può essere concessa ad Enti Pubblici, istituzioni scientifiche o associazioni riconosciute” ed ancora che “Qualora un’area marina protetta sia istituita in acque confinanti con un’area protetta terrestre, la gestione è attribuita al soggetto competente per quest’ultima”.
Ai fini dell’istituzione di parchi e riserve marine rilevante è l’indicazione di nuove aree marine di reperimento. L’art. 36 della legge quadro elenca ventisei nuove aree che si aggiungono a quelle già individuate nella legge n. 979/82, tra cui anche l’area marina del Conero.
L’approvazione della legge 394/91 introduce, comunque, alcuni importanti cambiamenti nella disciplina delle riserve marine.
Le riserve marine entrano a far parte a pieno titolo del sistema integrato nazionale delle aree protette. In tal modo si segna, definitivamente, il “passaggio da una valutazione comparativa di tutti gli interessi presenti nelle riserve al perseguimento dell’esclusivo interesse ambientale”.
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Il progetto Ministeriale prevede una zonazione caratterizzata dalla presenza di
- n. 2 zone A situate una a Nord per tutelare la secca dei Bianconi, l’altra a Sud a protezione della falesia a picco sul mare, subito dopo gli scogli delle Due Sorelle e prima dei Sassi Neri.
La A è una zona di riserva integrale, sottoposta alla più alta protezione e interdetta a ogni attività che possa arrecare danno o disturbo all’ambiente marino. Essa garantisce la tutela della biodiversità e il ripopolamento delle specie animali e vegetali, pertanto prescrive quasi sempre il divieto di balneazione e di navigazione, escluse solo le attività di ricerca scientifica (qualora autorizzate).
E’ vietata ogni forma di pesca e navigazione, anche la balneazione - n. 2 zone B di circa 200m l’una che fungono da cuscinetto (quella a sud comprende le spiagge delle due sorelle e dei sassi neri).
La B è zona di riserva generale, dove si coniuga la protezione ambientale con la fruizione compatibile dell’ambiente marino
E’ in generale consentita la navigazione, la pesca sportiva e artigianale dei residenti e su autorizzazione la pesca dei mitili. L’ormeggio solo in punti prestabiliti - la zona C che va dal passetto al porticciolo di Numana ha vincoli lievi.
E’ zona di riserva parziale, che si può considerare una fascia tampone tra le zone di maggiore pregio naturalistico e i settori esterni all’AMP. Sono consentite e regolamentate dal gestore tutte le attività di fruizione del mare di modesto impatto ambientale.
E’ comunque vietato in tutta l’area marina:
- la navigazione con navi da diporto (lunghezza superiore a 24 m)
- pesca subacquea sportiva (si vuol far valere il principio di precauzione in un settore ancora fortemente deregolamentato (ad es. in relazione alla taglia, al numero di esemplari e alle specie bersaglio)
La pesca subacquea in apnea è consentita in alcune zone C (Isola di Ustica, Tremiti, Isole dei Ciclopi) altrimenti è sempre vietata.
Le attività subacquee sono invece tendenzialmente consentite e in alcuni casi anche in zona A (porto Cesareo, torre Guaceto)
- Utilizzo di moto d’acqua
- Pesca a strascico e Pesca vongole
A seguito dei due incontri tenutisi al Ministero con le istituzioni locali, è emersa la necessità di spostare le due zone A entrambe più a largo e di restringerle per evitare che il divieto di balneazione sia un vincolo eccessivamente punitivo:
- quella a sud dovrebbe finire prima del porto di Numana e potrebbe coincidere con la secca del Casello (come da studi del CNR)
- quella a nord potrebbe coincidere con la zona di alto pregio della secca dei Bianconi)
Al momento le istituzioni hanno chiesto di restringere la zona C e di derogare per alcuni tipi di pesca come quella con le nasse.
APPROFONDIMENTI
- LEGISLAZIONE
Mediterraneo Mare Nostrum
Situazione AMP in Italia (pdf)
PROPOSTE
- I PROPOSTA MINISTERIALE DI ISTITUZIONE DELL'AMP (Gennaio 2006)
Mappa Zonazione
Tabella Divieti e Permessi (pdf)
Osservazioni del Comitato al Ministero dell'Ambiente (pdf)
- II PROPOSTA MINISTERIALE DI ISTITUZIONE DELL'AMP (Gennaio 2007)
Mappa Zonazione (pdf)
Tabella Divieti e Permessi (pdf)
Osservazioni di Legambiente sulla proposta ministeriale (vedi in particolare pagg. 28-32)